
CON LA SCUSA DI UN PASSAGGIO LA SEVIZIA SU UNA SPIAGGIA DI MINTURNO
Il racconto di Olga (nella foto) studentessa Russa, in Italia per uno scambio culturale con un gruppo di studenti... Arriva al Centro antiviolenza di Noi Voci di Donne, sconvolta e ancora tumefatta per le percosse subite e per le ferite procurate durante la rocambolesca fuga dal suo carnefice.
Abbiamo scelto di pubblicare i dettagli del racconto della terribile avventura della studentessa, certo non per esibire i particolari di una fatto così doloroso, ma con l'intento, ancora una volta, se fosse possibile, di mettere in guardia ogni donna dal diffidare di sconosciuti quando si è in situazioni a noi poco familiari.
Olga N. di nazionalità Russa, con altri sei studenti universitari, tutti stranieri e provenienti da diversi paesi, arriva in Italia per un progetto interculturale che prevede tra l'altro, lo studio e la conoscenza dei nostri luoghi storici, usi e costumi.
Olga, 21 anni, proveniente dalla Russia arriva a Caserta giovedì sera (14 luglio) e si sistema all'hotel Regina, in attesa di incontrare a Sant'agata de Goti - ospite in una Tenuta promotrice del progetto di scambio culturale - il sabato seguente, gli altri sei studenti provenienti da altri paesi europei, accompagnati da una responsabile, volontaria, italiana.
Venerdì pomeriggio approfittando della vicinanza con Napoli, alle ore 15 prende il treno alla ricerca dell'arte territoriale. Per l'intero pomeriggio come giovane turista si gode le bellezze dall'antica Napoli. Alle 19.00, dopo aver camminato buona parte del pomeriggio, si dirige verso la stazione per poi rientrare a Caserta, ma sulla strada del ritorno si ferma a riposare su di una panchina per scrivere il suo diario del giorno.
Qui viene avvicinata da un uomo, anch'egli straniero, che gli si siede accanto e con molto garbo, e gentilezza comincia una conversazione amichevole catturando la fiducia di Olga, che, stanca dlla lunga giornata e convinta delle buone intenzioni dell'uomo, accetta il passaggio alla stazione. Dopo pochi chilometri la giovane si rende conto che la direzione presa non è quella giusta. Alla vista dell'insegna di confine che indica l'ingresso nella regione Lazio Olga comincia ad aver paura invia furtivamente un messaggio ad un amico a Caserta scrivendo: "sono in pericolo mi trovo nel Lazio", il messaggio purtroppo viene letto con molto ritardo.
Condotta su una spiaggia di Mintuno, dove l'uomo dice di essere persona nota, il telefonino di Olga inizia a squillare, ma il pakistano le impedisce di rispondere. E' questo l'inizio di un lungo inferno: minacce, insulti osceni, botte, calci, pugni, fino al tentato abuso. Olga si ribella con tutte le sue forze grida, cerca di chiedere aiuto ma la spiaggia è buia e deserta, i pescatori presenti solo poco prima, all'udire le urla, scompaiono improvvisamente. L'uomo tra le botte, le annuncia che l'avrebbe uccisa subito dopo la violenza. Per Olga, le speranze di rivedere l'alba sono vane...
In un attimo, però, mentre l'uomo molla la presa per abbassarsi i pantaloni, Olga scappa lanciandosi in acqua pur non sapendo nuotare. Il suo aggressore la insegue ma al buio la ricerca diventa ardua. La ragazza raggiunge un'altra spiaggia, annaspando nell'oscurità e senza scarpe, si trova davanti ad una zona rocciosa, una montagna rocciosa da scalare. Per tutta la notte Olga si è arrampicata su questa parete nascondendosi per il resto della nottata all'interno di un cespuglio spinoso che le ha inferto numerose ferite. Sfinita e senza forze ha atteso l'alba e in cima alla parete rocciosa ha trovato una casa abitata dove ha potuto chiedere aiuto. Arrivata a Caserta, i proprietari dell'Hotel Regina l'hanno immediatamente accompagnata presso la stazione dei carabinieri di Casagiove e da qui condotta al pronto soccorso dell'Ospedale di Caserta. Il Luogotenente Francesco Ciardiello della caserma di Casagiove, dopo essersi assicurato che Olga avesse ricevuto le giuste cure ha deciso di ritornare con lei a Minturno, dove Olga ha riconosciuto subito la spiaggia dell'orrore. Da lì è scattata la caccia all'uomo, identikit alla mano.
Abbiamo scelto di pubblicare i dettagli del racconto della terribile avventura della studentessa, certo non per esibire i particolari di una fatto così doloroso, ma con l'intento, ancora una volta, se fosse possibile, di mettere in guardia ogni donna dal diffidare di sconosciuti quando si è in situazioni a noi poco familiari.
Olga N. di nazionalità Russa, con altri sei studenti universitari, tutti stranieri e provenienti da diversi paesi, arriva in Italia per un progetto interculturale che prevede tra l'altro, lo studio e la conoscenza dei nostri luoghi storici, usi e costumi.
Olga, 21 anni, proveniente dalla Russia arriva a Caserta giovedì sera (14 luglio) e si sistema all'hotel Regina, in attesa di incontrare a Sant'agata de Goti - ospite in una Tenuta promotrice del progetto di scambio culturale - il sabato seguente, gli altri sei studenti provenienti da altri paesi europei, accompagnati da una responsabile, volontaria, italiana.
Venerdì pomeriggio approfittando della vicinanza con Napoli, alle ore 15 prende il treno alla ricerca dell'arte territoriale. Per l'intero pomeriggio come giovane turista si gode le bellezze dall'antica Napoli. Alle 19.00, dopo aver camminato buona parte del pomeriggio, si dirige verso la stazione per poi rientrare a Caserta, ma sulla strada del ritorno si ferma a riposare su di una panchina per scrivere il suo diario del giorno.
Qui viene avvicinata da un uomo, anch'egli straniero, che gli si siede accanto e con molto garbo, e gentilezza comincia una conversazione amichevole catturando la fiducia di Olga, che, stanca dlla lunga giornata e convinta delle buone intenzioni dell'uomo, accetta il passaggio alla stazione. Dopo pochi chilometri la giovane si rende conto che la direzione presa non è quella giusta. Alla vista dell'insegna di confine che indica l'ingresso nella regione Lazio Olga comincia ad aver paura invia furtivamente un messaggio ad un amico a Caserta scrivendo: "sono in pericolo mi trovo nel Lazio", il messaggio purtroppo viene letto con molto ritardo.
Condotta su una spiaggia di Mintuno, dove l'uomo dice di essere persona nota, il telefonino di Olga inizia a squillare, ma il pakistano le impedisce di rispondere. E' questo l'inizio di un lungo inferno: minacce, insulti osceni, botte, calci, pugni, fino al tentato abuso. Olga si ribella con tutte le sue forze grida, cerca di chiedere aiuto ma la spiaggia è buia e deserta, i pescatori presenti solo poco prima, all'udire le urla, scompaiono improvvisamente. L'uomo tra le botte, le annuncia che l'avrebbe uccisa subito dopo la violenza. Per Olga, le speranze di rivedere l'alba sono vane...
In un attimo, però, mentre l'uomo molla la presa per abbassarsi i pantaloni, Olga scappa lanciandosi in acqua pur non sapendo nuotare. Il suo aggressore la insegue ma al buio la ricerca diventa ardua. La ragazza raggiunge un'altra spiaggia, annaspando nell'oscurità e senza scarpe, si trova davanti ad una zona rocciosa, una montagna rocciosa da scalare. Per tutta la notte Olga si è arrampicata su questa parete nascondendosi per il resto della nottata all'interno di un cespuglio spinoso che le ha inferto numerose ferite. Sfinita e senza forze ha atteso l'alba e in cima alla parete rocciosa ha trovato una casa abitata dove ha potuto chiedere aiuto. Arrivata a Caserta, i proprietari dell'Hotel Regina l'hanno immediatamente accompagnata presso la stazione dei carabinieri di Casagiove e da qui condotta al pronto soccorso dell'Ospedale di Caserta. Il Luogotenente Francesco Ciardiello della caserma di Casagiove, dopo essersi assicurato che Olga avesse ricevuto le giuste cure ha deciso di ritornare con lei a Minturno, dove Olga ha riconosciuto subito la spiaggia dell'orrore. Da lì è scattata la caccia all'uomo, identikit alla mano.
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